Dalla remote revolution ai modelli di lavoro ibridi: luci e ombre del lavoro fluido

Come è cambiato il mondo del lavoro in questo ultimo anno e quali solo le nuove esigenze di aziende e lavoratori oggi?

Parola d’ordine: hybrid work.

È qui che le aziende oggi si giocano la vera sfida per il futuro. Se da settembre di quest’anno, infatti, per lo Smart Working sono necessari degli accordi individuali tra datori di lavoro e dipendenti, d’altro canto, grazie alle numerose novità introdotte dalla Legge di Conversione del Decreto Semplificazioni, la via verso il lavoro agile è stata abbondantemente agevolata.

Nell’epoca post pandemica, infatti, sono emerse nuove modalità di lavoro ibrido, in cui è il lavoratore ad avere la facoltà di scegliere se svolgere il proprio lavoro in ufficio o da remoto.

Una sfida per le aziende

Anche le ricerche condotte direttamente sui lavoratori evidenziano questa volontà di cambiamento, delineando così un ecosistema in forte evoluzione, in cui è l’individuo ad essere il fulcro della transizione digitale delle aziende e dei processi di comunicazione e di gestione della knowledge aziendale.
In questo contesto così fluido, risulta infatti fondamentale per le aziende adeguare rapidamente le proprie infrastrutture interne e le proprie tecnologie al nuovo modello di lavoro, affinché la collaborazione interna vada di pari passo con la produttività aziendale.
Secondo una recete analisi condotta di IDC, anche le piccole e medie imprese introdurranno presto nuove piattaforme tecnologiche in grado di ridisegnare i luoghi di lavoro, con l’obiettivo di creare e diffondere la conoscenza attraverso strumenti di collaborazione efficienti e flessibili, molto simili a quelli utilizzati a livello personale per le comunicazioni.

La nuova cultura del lavoro in epoca post pandemica

Ci siamo chiesti se questa direzione verso il modello ibrido che stanno adottando le aziende sia realmente in linea con gli interessi e gli obiettivi dei lavoratori di domani.
In una recente ricerca condotta da Kelly Service su oltre 5.600 lavoratori in oltre 10 paesi Europei, emerge come le imprese che si dicono disposte a dialogare apertamente e onestamente con i lavoratori che le supportano, siano le più vincenti in termine di attrattività.
Le cosiddette “risorse”, tornano ad essere “persone”, ciascuna con le proprie esigenze specifiche.

Si tratta di riconoscere l’eterogeneità degli individui, con un approccio flessibile e lungimirante che vada oltre i pregiudizi e le supposizioni secondo cui il lavoro a distanza sia sempre un male e il lavoro da remoto un bene.
Con l’aumento dei costi, infatti, non sorprende che molti dei lavoratori abbiano evidenziato preoccupazioni sui costi del lavoro da casa, in particolare per il costo delle utenze.
Ecco, dunque, che il lavoro ibrido si presenta come una straordinaria opportunità di crescita per le aziende in cui flessibilità, obiettivi, responsabilizzazione e autonomia diventano le parole chiave fondamentali per un lavoro felice e gratificante.

L’altra faccia dell’hybrid work

Abbiamo già descritto come il lavoro ibrido implichi delle grosse sfide dal punto di vista dell’adeguamento tecnologico da parte delle aziende, ma sicuramente uno dei pericoli più evidenti è la maggiore esposizione dei dati e la loro sicurezza.
Il ricorso massiccio a strumenti e software basati su tecnologie cloud, ma anche di dispositivi mobili, hanno messo in serio pericolo la trasmissione e gestione di dati e informazioni aziendali in generale.
La totale digitalizzazione delle comunicazioni del modello ibrido comporta, infatti, per le aziende una maggiore sensibilizzazione dei dipendenti nei confronti di tematiche quali la cybersicurezza, la protezione dal phising, l’anti-spyware o il backup.
La redazione e l’aggiornamento continuo di stringenti policy di scurezza e l’adozione di strumenti e tecnologie all’avanguardia in grado di garantire la protezione dei dati diventano aspetti intrascendibili e intrascurabli.

Da uno studio di aprile di quest’anno condotto da Cisco dal titolo “I dipendenti sono pronti per il lavoro ibrido, e tu?” , avente l’obiettivo di analizzare l’impatto che la nuova modalità di lavoro ibrido genera sullo stato emotivo, finanziario, mentale, fisico e sociale delle persone, è emerso come, per il 78% degli intervistati, la sicurezza informatica rappresenti un requisito fondamentale per lavorare in modalità ibrida, mentre il 65% (62% EMEAR) afferma che la propria azienda dispone attualmente delle funzionalità e dei protocolli necessari.
Solo il 63% (57% EMEAR) ritiene invece che i dipendenti della loro azienda comprendano i rischi informatici legati al lavoro ibrido, e il 68% che i leader aziendali siano consapevoli dei pericoli.
Diventa quindi fondamentale per le aziende avvalersi di partner che possano vantare competenze, esperienza e Know-how in materia di cybersecurity e data security.

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